Rsa: interrogazione al ministro della Salute

Ho presentato oggi un’interrogazione al Ministero della Salute sulla gestione dell’emergenza e lo spostamento di pazienti Covid-19 in alcune case di riposo piemontesi

Oggi ho presentato al ministro della Salute Roberto Speranza un’interrogazione sulle Rsa piemontesi, di cui sono prima firmataria insieme agli altri senatori del Movimento 5 Stelle: Nocerino, Matrisciano, Accoto, Airola, Pavanelli, Castellone, Vanin, Endrizzi, Donno, Ferrara, Corrado, Abate, L’Abbate, D’angelo, Presutto, Botto, Ricciardi, Gaudiano, Lannutti, La Mura, Leone. Abbiamo chiesto di sapere come intenda attivarsi il ministro della Salute per verificare se lo scostamento dei dati dell’epidemia in sé e i dati dei morti e contagiati in questo mese e mezzo sia una conseguenza normale della pandemia o se la forte anomalia sia stata accompagnata da comportamenti gravemente imprudenti ed imperiti e, di conseguenza, quali azioni intenda adottare. Chiediamo inoltre se le Rsa siano state sanificate e se al personale assente sia stato effettuato il tampone. Infine vorremmo sapere quanti degli ospiti deceduti nelle residenze sia stato effettuato il tampone e quali siano le condizioni dei ricoverati e le loro esigenze.

La situazione delle Rsa piemontesi in questa fase di emergenza Coronavirus è infatti su tutti i giornali. In controtendenza agli aggiornamenti ministeriali che vietavano l’ingresso nelle Residenze sanitarie assistenziali a soggetti contagiati e quindi possibili diffusori del virus, la Giunta regionale piemontese, per decongestionare gli ospedali ha disposto che le Asl avrebbero potuto reperire, nelle Rsa autorizzate i posti letto dedicati a pazienti Covid-19 positivi e ne ha disciplinato le modalità di attivazione. Un dirigente di una Rsa piemontese rivela di essere stato subissato di richieste continue da parte dell’Asl per far trasferire nella sua struttura malati Covid “in fase di negativizzazione”. L’Asl, in tempi normali, è l’ente che contribuisce alla cosiddetta “saturazione del posto letto”, cosa di non poca importanza per i conti di una Rsa. (“Il Fatto Quotidiano”, 17 aprile 2020).

L’assenza di una strategia preventiva è in cima alla lista delle falle nella gestione dell’epidemia in Piemonte. Pressapochismo e clamorosi errori di organizzazione: le Rsa infatti non sono né strutturalmente né finalisticamente funzionali a gestire situazioni così delicate come la compresenza, sia pure in settori separati e dedicati, di malati anziani portatori di malattia ancora così poco conosciuta e contagiosa. Inoltre, quando l’azienda sanitaria non è in condizione di erogare direttamente le prestazioni socio-sanitarie residenziali di livello essenziale delle quali è, in ogni caso pienamente responsabile, non può delegarne l’organizzazione ma deve esercitare i propri poteri di intervento (specie in merito ai criteri gestionali generali) nei confronti dei soggetti chiamati ad espletare i servizi in qualità di organi indiretti delle amministrazioni.

Una settimana prima della delibera regionale il Covid-19 aveva varcato le soglie delle Rsa. “Poco dopo è iniziata la processione dei carri funebri nei comuni dell’hinterland torinese: 25 morti a Grugliasco, 15 a Brusasco, 22 a Trofarello, 41 in una struttura di Vercelli, dove la metà degli ospiti era risultata positiva ai tamponi. (“La Stampa”, 10 aprile 2020).

Un altro fatto inaccettabile che dimostra come la Regione abbia perso il controllo della situazione è la cancellazione delle mail inviate dai medici di base alle Asl e contenenti i nomi dei pazienti Covid-19. “Quando il sindacato dei medici di famiglia ha denunciato l’accaduto è partita la rappresaglia leghista”. (“la Repubblica”, 16 aprile 2020). Nelle Rsa piemontesi la morte dovuta al virus è tre volte superiore a quella media regionale (che è dello 0,5 %). Ma quando parliamo della Lombardia, la stima non raddoppia. Triplica. E così nelle province di Milano e Lodi, dove vivono 3 milioni e mezzo di persone e ci sono 155 residenze per anziani, si sono avuti 1.022 decessi che, proiettati su scala regionale diventano 3 mila. (“la Repubblica”, 17 aprile 2020).

Leggi l’nterrogazione sui decessi nelle RSA 


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