Tav, le ragioni del no

«Le risorse pubbliche – dichiara la senatrice Elisa Pirro – vanno spese nell’interesse dei cittadini (e l’analisi costi benefici dice che qui l’interesse pubblico non c’è) e non per fornire facili guadagni alle imprese che vorrebbero realizzare l’opera». L’intervento del 7 marzo 2019 


Grazie Presidente
Gentili colleghe e colleghi, il Movimento 5 Stelle ha sempre manifestato, qui e altrove, la propria contrarietà alla realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione. Ci hanno sempre accusato di avere una posizione ideologica e infondata ma l’analisi costi-benefici ha dimostrato chiaramente a tutti che la nostra posizione era ed è fondata su solide basi e sulla conoscenza dei dati. Non si può dire certo altrettanto dei sostenitori del si, che da anni accampano giustificazioni campate in aria, fantasmagorici aumenti di traffico fino ad ora mai visti, addirittura si parla di saturazione della linea storica che in realtà è utilizzata ben al di sotto delle possibilità. La posizione più ricorrente è anche la più interessante politicamente: dobbiamo andare avanti per non perdere i finanziamenti europei e far lavorare le imprese (sostenuto anche ieri dal neo segretario del Partito Democratico, Zingaretti, a Torino).

Quindi l’opera non va fatta perché serve, ma perché ci danno una parte dei soldi per farla. Quindi per avere qualche milione dall’Unione Europea (comunque soldi pubblici che in parte diamo noi all’Europa) ne spendiamo miliardi di nostri e poco importa se serve o meno. Vi sembra l’atteggiamento giusto e responsabile di chi in passato ha governato un Paese? Le risorse pubbliche vanno spese nell’interesse dei cittadini (e l’analisi costi benefici dice che qui l’interesse pubblico non c’è) e non per fornire facili guadagni alle imprese che vorrebbero realizzare l’opera. Di infrastrutture necessarie, in Piemonte e nel resto di Italia, ce ne sono centinaia da finanziare e tutte più utili di un nuovo tunnel dove c’è già una linea ferroviaria a cui servono pochi interventi migliorativi per renderla più competitiva ma che già oggi può sopportare un aumento di oltre il 100% del volume di merci trasportate. E lo ripeto, la linea storica non è satura e non ha visto aumenti di traffico negli ultimi anni, semmai il contrario. E lo stesso vale per l’autostrada dove circolano 1200 mezzi pesanti al giorno contro gli 80mila che percorrono la tangenziale di Torino; sono quelli i mezzi che dobbiamo togliere dalle strade, quelli che percorrono distanze medio brevi… Consiglio ai senatori di Forza Italia di verificare meglio i dati prima di depositare i testi delle mozioni.

Raccontano che senza questa linea saremmo tagliati fuori dall’Europa, che comprometteremmo il corridoio Mediterraneo previsto dall’Unione Europea. Nulla di più falso, il corridoio mediterraneo è costituito per la maggior parte da linee ferroviarie tradizionali e autostrade e ne fanno parte sia l’autostrada del Frejus che la linea ferroviaria storica Torino Lione, quindi non tagliamo nessun collegamento internazionale se fermiamo il Tav, non lasciamo nessun buco nel corridoio Mediterraneo. E non dovete credere a me, potete verificarlo da soli andando sulla sezione mobilità e trasporti del sito della Commissione europea.

Ma non possiamo certo infrangere l’accordo con la Francia, dobbiamo essere partner credibili. Solo che la Francia ha già spostato i lavori sul suo territorio a dopo il 2038, ritenendoli investimenti non prioritari; e sapete perché il tunnel di base invece lo vuole fare? Perché nonostante i 57,5 Km ricadano per la maggior parte su suolo Francese (ben 45 km, il 78% dell’opera) e solo 12,5 km siano su territorio italiano, noi ci siamo impegnati a pagare il 57% dell’opera. Si avete sentito bene, pagheremo il 57% di un’opera nostra solo per il 22%, chiaro che la Francia ci chiede di farlo, glielo paghiamo in gran parte noi e l’Europa. Però la tratta nazionale no. Quella la rimandano al 2038, non è strategica e la loro Corte dei Conti dichiara la spesa non prioritaria per gli interessi del Paese.

E non finisce ancora qui, perché questa fantastica opera ha un altro piccolissimo problema che la rende anche poco conveniente dal punto di vista ambientale, eh si perché la temperatura nel tunnel di base si aggirerebbe intorno ai 50° C, capite bene che non sarebbe percorribile dai treni, quindi andrà refrigerato, per cui si vorrebbero costruire due enormi frigoriferi sotto la montagna, lunghi ciascuno 57,5 km. Perfetto per preservare l’ambiente alpino, senza contare che comunque i tir continuerebbero a passare perché si prevede un aumento del traffico merci dagli 11 milioni di tonnellate attuali ad oltre 38; di questi si prevede di spostarne circa il 50% su ferro entro i prossimi 50 anni, quindi su strada ne rimarrebbero circa 19, ossia il doppio di quelli di oggi.

Ultimo ma non ultimo. Sapete oggi quanti treni merci viaggiano sui circa mille km di linee ad alta velocità già esistenti? Zero, ve lo ripeto: zero! Perché danneggerebbero le linee rendendole pericolose per i treni passeggeri. Le poche merci che viaggiano da qualche mese ad alta velocità lo fanno su convogli del tipo ETR 500, ossia il modello precedente al Frecciarossa 1000. Quindi se pensate che sia vero che sulla nuova linea viaggeranno container oppure i tir direttamente caricati sui treni, vi sbagliate di grosso, oppure credete alle favole che ci raccontano da 30 anni.

I colleghi di Fratelli d’Italia nella loro mozione scrivono “il completamento delle infrastrutture di collegamento risulta essenziale per ridurre il deficit infrastrutturale italiano, sostenere la competitività delle imprese italiane e favorire una maggiore integrazione tra Nord e Sud del Paese, nonché per garantire l’integrazione dell’Italia nello sviluppo europeo. Oggi la priorità a livello europeo è quella di garantire la continuità dei corridoi, realizzando i collegamenti mancanti, assicurando connessioni tra le differenti modalità di trasporto ed eliminando i colli di bottiglia esistenti”, noi concordiamo pienamente. Solo che il deficit infrastrutturale sta altrove, nelle linee mancanti per arrivare a Matera da Roma, o nelle linee a binario unico della Puglia o dello stesso Piemonte. E non c’è un collegamento mancante tra Torino e Lione, ma tanti colli di bottiglia sul resto delle ferrovie italiane ci sono eccome, allora iniziamo da quelli, perché attraverso la linea esistente passano già sagome maggiori rispetto a quelle che poi possono andare verso Genova!

Ci sembra che, più che la nostra, la vera posizione ideologica sia quella di chi vuole il tunnel a ogni costo, di chi usa questo argomento in maniera strumentale come arma di distrazione di massa per distogliere l’attenzione dai provvedimenti del Governo che stanno cambiando il nostro paese: decreto dignità, spazzacorrotti, semplificazioni, 11 miliardi del Proteggi Italia, il reddito di cittadinanza, quota 100 ed a breve anche il salario minimo garantito!

E allora lasciamo lavorare il Presidente Conte che in riunione con i due vicepresidenti del Consiglio e con il ministro Toninelli intendono valutare in modo più corretto l’Analisi costi benefici per trarne le conclusioni più giuste. Insieme troveranno la migliore soluzione che sarà certamente quella che consentirà di tutelare l’interesse nazionale.


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