Il mio intervento del 16 marzo 2022 nell’aula del Senato sul decreto Sostegni ter: «Bene le misure sanitarie, ma sulle assicurazioni si poteva fare di più. Stop alle clausole vessatorie che obbligano il cittadino a rivolgersi esclusivamente ai centri convenzionati per l’erogazione delle prestazioni: la tutela della salute dei cittadini viene prima di tutto»
Grazie Presidente, colleghe e colleghi,
il decreto sostegni ter arriva in un altro periodo difficile per il nostro Paese, nel pieno della quarta ondata di Covid-19 e e contiene diverse misure di sostegno alle attività e al nostro tessuto socioeconomico. Tra queste sono previste anche norme in merito al nostro sistema sanitario, in particolare si incrementa di 400 milioni di euro per il 2022 il fondo istituito dal decreto fiscale e finalizzato al ristoro di Regioni e province autonome delle spese sanitarie collegate all’emergenza Covid-19, che aveva una dotazione iniziale di 600 milioni di euro per l’anno 2021.
Interveniamo sugli indennizzi per gli effetti avversi da vaccino, estendendo, in conformità a quanto disposto da numerose pronunce della Corte costituzionale, l’indennizzo a coloro che a causa della vaccinazione anche facoltativa anti Covid-19 abbiano riportato lesioni o infermità dalle quali sia derivata una menomazione permanente dell’integrità psico-fisica.
E ancora: norme in materia di fascicolo sanitario elettronico e governo della sanità digitale, e speriamo sia la volta buona… L’accesso gratuito anche gli alunni della scuola primaria ai test antigenici rapidi, oltre che nelle Aziende sanitarie territoriali, anche in farmacia o in strutture convenzionate. Norma finanziata con uno stanziamento di ulteriori 19,2 milioni di euro. Ma non voglio parlare ulteriormente di quello che c’è all’interno di questo decreto, piuttosto di quello che manca. Manca un una norma relativa all’assistenza sanitaria integrata le cosiddette polizze di Wellfare aziendale volta a rendere nulle quelle clausole che obbligano il cittadino a rivolgersi esclusivamente ai centri convenzionati per l’erogazione delle prestazioni. Il parere del ministero Sviluppo economico desta però non poche perplessità, di seguito: “La proposta aggiunge l’articolo 21-bis con il quale viene prevista la nullità di qualunque pattuizione o clausola che, nei contratti di assicurazione sanitaria a beneficio del lavoratore stipulati fra datori di lavoro e imprese assicuratrici, obblighi i lavoratori ad avvalersi di professionisti e strutture convenzionate con le imprese assicuratrici. La nullità della clausola non comporta la nullità del contratto. Le previsioni contenute nelle clausole nulle sono sostituite di diritto da previsioni che consentono al lavoratore assicurato di avvalersi delle prestazioni di un professionista o una struttura non convenzionati con le imprese assicuratrici e di ricevere il rimborso del corrispettivo pagato o di parte di questo. Il rimborso del corrispettivo pagato dal lavoratore a favore di un professionista o struttura non convenzionati non può essere inferiore a quello previsto dall’impresa assicuratrice per il medesimo tipo di prestazione in caso di tutela assicurativa diretta, fermi restando i massimali e i limiti contrattualmente previsti. La presente disposizione si applica ai nuovi contratti di assicurazione, ai rinnovi contrattuali e, in ogni caso, diviene operativa decorso un anno dall’entrata in vigore della presente legge. Nel merito, sentito il mercato assicurativo, si segnala il potenziale impatto negativo sulla libertà contrattuale delle parti e, per i relativi effetti sui premi di polizza, sui consumatori. In particolare, la previsione contrattuale di cui si propone la nullità ex lege ha una funzione calmierante dei prezzi, consentendo di accedere ad offerte economicamente più sostenibili per i sottoscrittori. La medesima previsione contrattuale favorirebbe altresì l’ampliamento delle coperture assicurative, con una più estesa mutualità del rischio (e conseguente supporto al Ssn).
Il Mise insomma sembrerebbe aver formulato questo parere sentendo solo la campana delle assicurazioni, nessun cenno ad associazioni di consumatori o all’ordine dei medici, agli odontoiatri o alle sigle sindacali trattandosi di polizze aziendali. Non va dimenticato però che la calmierazione dei prezzi va solo a vantaggio degli introiti delle compagnie assicurative che in questo modo si trovano a pagare di meno perché ci sono meno prestazioni da risarcire e poi non va sicuramente a vantaggio neanche dei centri odontoiatrici che le erogano queste prestazioni perché per fare i prezzi più bassi alle compagnie assicuratrici potrebbero essere costretti a utilizzare materiali più scadenti e manodopera meno qualificata tutto a svantaggio del cittadino che quando ha un danno alla carrozzeria del proprio veicolo può rivolgersi al carrozziere di propria fiducia mentre invece quando si tratta di mettere le mani nella propria bocca per curare i propri denti o sul proprio corpo per altre prestazioni sanitarie deve rivolgersi esclusivamente ai centri convenzionati. Peccato che clausole di questo tipo siano state già giudicate vessatorie per ben due volte nel 2017 dal tribunale di Torino per quanto riguarda l’Rc Auto, non si capisce come mai debba essere diverso il concetto quando si tratta di tutela della salute.
Solitamente cerco di essere pacata e “politically correct” nei miei interventi ma di fronte a tanta spudorata faziosità, scusatemi, ma mi indigno profondamente. Ho già ripresentato l’emendamento al ddl concorrenza perché la tutela della salute dei cittadini viene prima di tutto e non mi fermerò finché non lo capirà e accetterà anche il Ministero dello Sviluppo economico