Grazie a una norma contenuta nel Decreto assicuriamo più tutele per i rider, coperture per oltre 30 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali e al Sud in quattro regioni la proroga dei contratti per i lavoratori socialmente utili
Gentili colleghe e colleghi,
il Decreto che ci apprestiamo a votare oggi in quest’aula, affronta un tema centrale per il nostro Paese, quello del lavoro.
I cambiamenti sociali avvenuti in questi anni, le continue trasformazioni del mercato del lavoro nel nostro Paese, l’avvento della Gig economy e la nascita di nuove figure e categorie di lavoratori, hanno reso non più rinviabile un intervento normativo in alcuni settori dell’economia e delle relazioni industriali. Con questo provvedimento, per la prima volta, ci occupiamo di restituire dignità a un esercito di invisibili – mi riferisco ai Riders, i cosiddetti ciclo-fattorini – costretti a lavorare per pochi euro e in assenza delle più elementari tutele previste, nel nostro ordinamento giuridico, dalla Costituzione, che ricordiamolo è fondata sul lavoro: il diritto a una retribuzione proporzionata e sufficiente alla qualità e quantità del lavoro svolto, il diritto alla salute declinato sotto forma di tutela contro gli infortuni e le malattie professionali, il diritto al riposo, alle ferie.
Diritti, che sono il frutto di rivendicazioni e conquiste, che vanno garantiti ed estesi, non negati ai lavoratori o assicurati a compartimenti stagni.
Non è possibile pensare, che i cambiamenti intervenuti nel mercato del lavoro aprano al far west o alla logica dello sfruttamento tout court, con lavoratori da chiamare all’occorrenza e di cui disfarsi quasi fossero una merce di scambio o magari da impiegare senza alcuna tutela.
Non è di certo riducendo o comprimendo i diritti che incentiviamo la crescita economica, così si aumentano solo disuguaglianze e discriminazioni e si creano nuovi schiavi.
Tornando ai contenuti del Decreto, questo provvedimento ha il merito di dare risposte non solo a categorie di persone rimaste fuori dai radar, ma anche alle tante vertenze ancora aperte nel nostro Paese. Penso ai lavoratori delle aree di crisi complessa della Sicilia – dell’ex Fiat di Termini Imerese o di Gela, a quelli della Sardegna e di Isernia in cassa integrazione o mobilità in deroga. Guardiamo anche a loro, quando grazie a una norma contenuta nel decreto assicuriamo coperture per oltre 30 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali o quando consentiamo a quattro regioni del Sud – Basilicata, Calabria, Campania e Puglia – la proroga delle convenzioni e dei contratti per i Lavoratori socialmente utili e per i lavoratori impegnati in attività di pubblica utilità, senza i quali queste Regioni non potrebbero erogare servizi essenziali ai cittadini.
E ancora grazie ad un nostro emendamento abbiamo colmato un gap che si era creato quando a gennaio è diventato strutturale l’indennizzo alle aziende commerciali in crisi, erano rimasti esclusi i cessati del biennio 2017-18. Ora anche a questa categoria di lavoratori autonomi, finiti nel limbo degli “esodati” è stato garantito il diritto essenziale alla pensione.
Ma le misure contenute nel decreto guardano anche a una maggiore inclusione sociale. Non a caso una norma si occupa anche del diritto al lavoro delle persone disabili, aprendo alla possibilità per i privati di alimentare con versamenti volontari il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, istituito nel 1999 proprio per incentivare l’assunzione, delle persone diversamente abili.
Inoltre, potenziamo i servizi per il lavoro con l’assunzione di 1.003 vincitori di concorso dell’Istituto nazionale di previdenza sociale e del personale di Anpal Servizi.
Migliorare il sistema delle politiche del lavoro nel nostro Paese, ci consente di raggiungere un duplice risultato: dare risposte ai lavoratori ma anche ai cittadini disoccupati o in cerca di un’occupazione, dato che Anpal e Inps hanno nuove competenze, legate all’introduzione del Reddito di cittadinanza, una misura di civiltà voluta dal MoVimento 5 Stelle per contrastare le disuguaglianze, sostenere la riqualificazione del personale e la formazione dei lavoratori, con l’obiettivo di aumentare l’occupazione e contrastare le vecchie e nuove povertà.
Il lavoro è un diritto. Lo ripeto dall’inizio di questo intervento, e non può essere svenduto per abbattere o ridurre i costi. Oggi in Italia si continua a morire di lavoro e sul lavoro. E se per il M5S, la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro è una priorità, credo debba esserlo per tutte le forze politiche, perché è una battaglia di civiltà.
Per questo, guardiamo con soddisfazione l’emendamento che potenzia le attività dell’Ispettorato nazionale del Lavoro prevedendo 150 nuove assunzioni. Solo migliorando il sistema di controlli, possiamo contrastare il fenomeno delle morti bianche, che rappresentano, purtroppo, ancora oggi, una piaga per il nostro Paese.