8 marzo: fautori del cambiamento, per tutte le donne

Oggi celebriamo la Giornata internazionale delle donne che non è altro che il nostro appello annuale ad agire, proprio in questo giorno, più di ogni altro, e soprattutto in questa Sede istituzionale e prestigiosa. Il mio intervento in Senato

L’ 8 marzo è la nostra occasione per gridare a gran voce come il percorso verso l’emancipazione femminile continui ad essere tortuoso.
Quante barriere, pregiudizi, discriminazioni, violenze sono quotidianamente presenti nella vita di moltissime donne, in vari ambiti della loro vita: da quello lavorativo e sociale a quello personale e familiare.
A partire dalla forma primaria di comunicazione propria dell’essere umano, il linguaggio che, ancora oggi e anche ad altissimi livelli, continua ad essere conforme a vecchi e anacronistici retaggi, che contribuiscono ad alimentare forme endemiche di incomprensione, discriminazione e indifferenza. Penso a quegli uomini che incontrandomi mi chiamano “senatore” pensando sia più prestigioso, ma invece quanto è bello sentirsi chiamare “senatrice”!
Penso con convinzione che la promessa che dovremo impegnarci a mantenere e rinnovare non solo ogni 8 marzo ma soprattutto ogni giorno, sia essere promotori e fautori di un cambiamento che non riguarderà solo la nostra generazione ma che investirà chi verrà dopo di noi e che potrà essere aiuto tangibile per donne in altre parti del mondo in cui la disuguaglianza diventa schiavitù, la discriminazione sofferenza e la sottomissione, talvolta, morte.
Proprio a questo proposito, mi pare inevitabile, doveroso e giusto ricordare Torpekai Amarkhel, una donna, una giornalista afghana di soli 42 anni, morta in quella terribile e ormai famigerata notte nei nostri mari, a pochi metri dalla costa, a Steccato di Cutro. Il ritorno dei talebani nel 2021 ha costretto Torpekai a fuggire dal suo Paese per cercare un futuro migliore, futuro che si è arreso ad un terribile presente, su un caicco di legno, divelto dalle onde.
È paradossale che proprio in paesi come l’Afghanistan o come l’Iran la rivoluzione parta dal grido delle donne, donne private di ogni diritto ma che hanno il coraggio di alzare la voce per pretendere dignità, uguaglianza, emancipazione, e, quindi, in sintesi, vita.


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