Una manovra lontana dalle necessità del Paese

In aula si discute sul Disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025. Sanità, lavoro, formazione, misure di sostegno alla povertà, pensioni: questo Governo sta smontando tutto il buono fatto nella passata legislatura 

Grazie Presidente,

colleghe e colleghi che il nostro giudizio su questa manovra sia fortemente negativo credo che ormai l’abbiate capito ma ci tengo a spiegarne altre ragioni. Parto dalla Sanità, quella Sanità pubblica che da oltre 40 anni tutela in maniera universale e gratuita la salute di tutti noi. Bene in questa legge di bilancio il finanziamento scende inesorabilmente sotto quel 7% rispetto al Pil faticosamente raggiunto negli anni passati e si allontana dall’8% della media europea che doveva essere obiettivo comune. La pandemia, i morti, i sanitari chiamati eroi non vi hanno insegnato niente e spietatamente fate cassa sulla loro pelle. È vero che aggiungete poco più di due miliardi ma sono insufficienti anche solo a bilanciare il caro energia e l’inflazione, figuriamoci per il resto. Non c’è niente per contrastare l’allungamento delle liste d’attesa, quelle liste spropositate perché molte delle regioni che governate hanno utilizzato i fondi stanziati dai Governi precedenti per tappare buchi invece che per recuperare prestazioni non erogate. E le liste si allungano. Ma se qualcuno pensa che sia solo incompetenza, no, si sbaglia. È purtroppo un preciso piano di indebolimento della Sanità pubblica per poi proporci un modello privato basato su assicurazioni integrative, prova ne sono le dichiarazioni del presidente Zaffini all’indomani dell’approvazione dell’indagine conoscitiva sulle polizze integrative. Un altro esempio di ritorno al passato, a quegli enti mutualistici che sono simili al sistema americano che ha mostrato tutte le sue falle. E mentre gli Stati Uniti hanno capito l’errore e istituito una forma di assistenza pubblica, voi volete farci fare un salto indietro di decenni.

La nostra Sanità ha bisogno di personale. Quel personale che negli anni passati non è stato formato per la miopia di chi governava prima del 2018 (anno in cui abbiamo iniziato ad incrementare i contratti di formazione specialistica per arrivare a colmare l’imbuto formativo) nonostante l’allarme lanciato dagli esperti ben più di 10 anni fa. Abbiamo bisogno di personale, ma deve essere adeguatamente retribuito e lavorare in condizioni umane, non come ora con rapporti operatore/paziente troppo sbilanciati con carichi di lavoro eccessivi e conseguente fuga dal settore pubblico. Abbiamo bisogno di personale anche nella ricerca sanitaria, perché la ricerca è il primo motore di sviluppo di un Paese, quello col più alto moltiplicatore, ma voi non stanziate risorse. C’è bisogno di investimenti, anche in prevenzione. Perché ogni euro speso in prevenzione poi ne fa risparmiare molti in cura e assistenza. Prima o poi mi auguro che qualcuno lo capisca al Mef. La nostra Sanità ha bisogno di risorse dedicate alle cronicità, al piano oncologico, al piano demenze, all’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza; ma non c’è nulla in questa legge di bilancio, neanche il poco promesso dal ministro.

Se chi ben comincia è a metà dell’opera… qui siamo alla retromarcia e state smontando tutto il buono fatto nella passata legislatura. Continuate a dire che la maggioranza degli Italiani vi ha votato, ma non è vero! Governate per effetto di una legge elettorale che andava cambiata. Avete preso poco più di 12 milioni di voti ma 17 milioni di cittadini hanno votato per altri e 16 milioni e mezzo non hanno proprio votato… non rappresentate la maggioranza del Paese, fatevene una ragione. E questa legge di bilancio dimostra quanto siate lontani dalle reali necessità del Paese. Smantellate lo Stato sociale che è il baluardo della civiltà e del progresso, cancellate il reddito di cittadinanza senza rafforzare tutele per i lavoratori, anzi via libera alla precarietà con la reintroduzione dei voucher ampliandone la portata. Sapete che esiste la posta elettronica? Non avete letto le decine di mail di precari che chiedono stabilizzazione? Avete prorogato i termini per i precari della Sanità, perché ancora una volta alcune regioni hanno fatto i compiti a metà. Ma per gli altri precari il nulla… forse avrebbero dovuto mandarvi un fax…
La narrazione dei fannulloni che stanno sul divano è comoda, ma la verità è che la maggior parte dei beneficiari del reddito è costituita da minori, anziani, disabili o lavoratori poveri. Ma voi togliete il reddito anche a loro e niente salario minimo nonostante lo chieda l’Europa. Ma la ascoltate solo quando vi fa comodo o vi bacchetta, come per la norma sul pos.

Secondo un’indagine di Unioncamere il 41% delle offerte di lavoro va deserta perché non si trova personale adeguatamente formato. Chi deve fare la formazione professionale? Le regioni, le stesse che non hanno assunto personale per rafforzare i centri per l’impiego. Non una parola sul fatto che la formazione si possa fare anche in azienda e che se il lavoro non è accattivante per trovare qualcuno disposto a farlo basterebbe pagare meglio. Togliete il reddito di cittadinanza, come dicevo, anche ai cosiddetti working poor, ma non aggiungete nulla per loro, niente salario minimo niente Naspi per i lavoratori part time ciclico verticale, spesso donne. Anche in questo caso siete deboli con i forti e forti con i deboli.

L’offerta congrua cancellata perché serve mano d’opera a basso costo, servono disperati da ricattare, servono schiavi moderni. Non giovani che aspirano a migliorare la propria condizione e alla piena realizzazione di se come dicono l’articolo 3 e 4 della nostra Costituzione: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» e poi: «Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». Voi li spingete a scappare all’estero per realizzarsi pienamente.

Ci sarebbe molto altro da dire, sull’assenza di risorse per i rinnovi dei contratti pubblici, sul mancato rinnovo di Opzione donna per tutte e non solo per alcune, sulla perequazione ridotta delle pensioni, sul finto innalzamento delle pensioni minime a 600 euro ma solo per un anno e solo per gli over 75, ma molto è già stato detto da chi mi ha preceduto.
Ci si aspetterebbe che almeno questa manovra contenesse misure per favorire lo sviluppo industriale del Paese ma non c’è niente neanche per quello. Persino Confindustria lamenta l’assenza di visione e di misure espansive. In conclusione ritorno alla nostra amata Costituzione e parto dal principio, quello lo conoscete meglio che gli articoli 3 e 4 che ho citato prima. Vi siete fermati al primo comma dell’articolo 1: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Se aveste letto il resto forse avreste capito che è fondata sul lavoro ma non sullo sfruttamento dei lavoratori.

 


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