Disabilità, verso la semplificazione delle norme

Oggi 20 dicembre 2021 sono intervenuta in Senato sul disegno di legge delega al Governo in materia di disabilità 

Grazie presidente,
oggi siamo in quest’aula per discutere su un provvedimento importante e atteso, purtroppo compresso nei lavori parlamentari di fine anno e con una scarsa possibilità di approfondimento da parte di questo ramo del parlamento. Ma responsabilmente guardiamo alle necessità dei cittadini italiani e valutiamo positivamente il contenuto della delega che punta all’esercizio dei diritti civili e sociali, compresi il diritto alla vita indipendente e all’inclusione sociale e lavorativa, e a promuovere l’autonomia della persona con disabilità e le condizioni di pari opportunità con gli altri.

Finalmente stabiliamo che si deve provvedere al coordinamento e alla semplificazione delle norme esistenti e in particolare voglio sottolineare i passaggi per me più importanti in questa direzione:

  • la separazione dei percorsi valutativi per le persone anziane da quelli per gli adulti e da quelli per i minori;
  • l’introduzione in termini generali della nozione di accomodamento ragionevole e dei relativi strumenti di tutela in ambito lavorativo, per fa si che diventi realtà la previsione generica già esistente che i datori di lavoro, pubblici e privati, garantiscano, mediante accomodamenti ragionevoli, la piena eguaglianza dei disabili con gli altri lavoratori;
  • la razionalizzazione e l’unificazione in un’unica procedura – demandata a un solo soggetto pubblico – del processo valutativo di base della disabilità con le altre valutazioni attualmente previste (trattamenti assistenziali, integrazione ed inclusione scolastica, collocamento obbligatorio, assistenza protesica, sanitaria e riabilitativa, concetto di non autosufficienza, agevolazioni tributarie e relative alla mobilità). Una nuova procedura che deve contemplare procedimenti semplificati di riesame o di rivalutazione;
  • la previsione che, con decreto ministeriale, si provveda al progressivo aggiornamento delle definizioni, dei criteri e delle modalità di accertamento delle percentuali di invalidità, fermi restando i diritti già acquisiti;
  • la previsione che la valutazione multidimensionale della disabilità sia svolta attraverso l’istituzione e l’organizzazione di unità di valutazione multidimensionale, composte in modo da assicurare l’integrazione degli interventi di presa in carico, di valutazione e di progettazione da parte delle Amministrazioni competenti in ambito sociosanitario e socio-assistenziale;
  • interventi che garantiscano l’effettivo godimento dei diritti e delle libertà fondamentali, la realizzazione degli obiettivi della persona secondo i suoi desideri, aspettative e scelte, nonché la possibilità, in alcuni casi, di vivere in autonomia e secondo modelli di assistenza personale autogestita;
  • la previsione che sia garantita comunque l’attuazione del progetto individuale summenzionato al variare del contesto territoriale e di vita della persona con disabilità;
  • la definizione delle ipotesi in cui il progetto individuale possa, in tutto o in parte, essere autogestito;
  • la nomina, da parte dei datori di lavoro pubblici, di un responsabile del processo di inserimento dei lavoratori con disabilità nell’ambiente di lavoro (numero 6);
  • l’istituzione del Garante nazionale delle disabilità;
  • la definizione delle procedure per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni relative alle persone con disabilità e l’individuazione di una disciplina di carattere transitorio, la quale garantisca obiettivi di servizio, promuovendo la collaborazione tra i soggetti pubblici e i privati, compresi gli enti operanti nel Terzo settore.

Fin qui le cose positive, ma c’è qualcosa rimasto indietro, e mi riferisco a due aspetti in particolare.

  1. Le tutele previste per i genitori di minori disabili guardano sempre ai lavoratori dipendenti, ma un bambino può avere entrambi i genitori lavoratori autonomi o liberi professionisti e allora per il futuro dobbiamo mirare a intervenire normativamente anche per estendere a questi casi tutele appositamente studiate. È inoltre necessario operare un miglioramento dei percorsi di inclusione delle persone disabili finalizzati al raggiungimento della maggiore età, perché dopo la scuola troppo spesso c’è poco a disposizione delle famiglie.
  2. La situazione in cui versano i centri diurni fa sì che essi non possano attualmente costituire una risposta adeguata a queste necessità essendo pochi e mal distribuiti sul territorio, talvolta di bassa qualità professionale diventando talvolta, di fatto, strutture ghettizzanti;
    è necessaria dunque una programmazione dell’inclusione pensata all’interno della società come parte centrale adeguata alla fragilità, dove ruotano le quotidianità delle persone che possono offrire a chi ha bisogno uno scambio di competenze e crescita continua.

Bisogna prevedere percorsi di inclusione che, anche attraverso l’aumento e il miglioramento dell’offerta dei centri diurni, seguano il periodo dell’inclusione scolastica per coloro che non sono avviabili a inclusione lavorativa e vita autonoma, ma residenti in famiglia e non in istituti. Insomma in conclusione molto è stato fatto ma c’è ancora molto da fare e per questo attendiamo i decreti attuativi e la possibilità di espletare per intero il nostro mandato parlamentare.


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